La Federazione fu voluta non perchè fosse un centro qualunque, non per metter su un po’ di burocrazia, ma allo scopo principale di vigilare sull’andamento delle società federate, affinchè questo andamento riuscisse sempre bene. Questa vigilanza infatti ha cominciato il suo turno, e non poche società ebbero la visita del nostro revisore. E la presidenza federale vorrà certo disporre che anche quelle non ancor visitate, lo sieno, possibilmente, entro l’anno corrente.

Dalle prime visite fatte abbiamo argomenti in mano più che parlanti della necessità della Federazione e della relativa revisione, anzi se i mezzi ci fossero in abbondanza, visto che il nostro revisore non è il taumaturgo S. Antonio da essere simultaneamente in più luoghi, occorrerebbero due, tre e magari quattro di questi revisori medici che portano a tempo debito la guarigione in quelle società, minaciate da morbo. Il poco buon andamento di alcuni dei nostri Consorzi dipese dalla troppa fretta di farli nascere, e specialmente dal personale tecnico nelle cui mani si affidarono; personale non pratico, non esperimentato nel funzionamento di questi organismi delicati; e fors’anco perchè si trascurò di cercare quel galantominismo a tutta prova, che tanto raccomandavamo fino dal principio.

Con ciò non vogliamo dire che siano successe nè truffe, nè angherie, nè cose de populo barbaro, ma solo possiamo semplicemente dire, che i dati segnati da alcune società, a mezzo dei loro amministratori, non corrisposero fin quì alla realtà che trovò il nostro revisore.

I criteri per fare bene un bilancio sono sempre i medesimi e più volte vennero esposti nel nostro giornale e sono poi chiaramente stampati nello statuto alla rubrica “Resoconto sociale.” Da quì non si può scappare; da una parte deve apparire tutto l’attivo, dall’altra tutto il passivo. La differenza del primo sul secondo forma l’utile dell’azienda, quella del secondo sul primo la perdita dell’azienda. Eppure ad onta della chiarezza di questi termini, trovarono conseguenze ben diverse. Alcune società presentarono attivi non reali, ma apparenti e sedicenti reali; mentre invece trovarono delle realissime passività, che non ammettevano replica. La necessità delle revisioni fu riconosciuta ed apprezzata da tutte le direzioni: esse servirono non solo a mettere in ordine lo stato sociale, ma contribuirono all’educazione tecnica dei contabili: e ne sono prova la aumentata corrispondenza fra le società rivedute e la Federazione, e la presentazione regolare delle situazioni mensili. Ovunque, e lo constatiamo con piacere, le revisioni tranquillarono gli animi di tutti, perché così si conobbero le vere e reali condizioni sociali.

Per intanto raccomandiamo alle società ancora sane, di non ammalarsi essendo il medico uno solo e lontano; quelle che sono ammalate e sanno di esserlo, sollecitino una visita salutare, e quelle che sono in via di guarigione, guardino bene di non ricadere nella vecchia malattia, perchè allora il caso si farebbe serio, incurabile e sarebbero abbandonate e dal medico e dalla Federazione. Uso a parlar chiaro, spero che sarò inteso da tutti e da tutte, e punto fermo.

P. GUETTI

Soggetto produttore:“La Cooperazione Trentina”, n. 6, pp.118-119
Data:23/03/1898
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Descrizione:L’articolo spiega il ruolo dei revisori della Federazione a vigilanza dello stato sociale degli enti cooperativi e per istruire il personale dei vari enti.