(NOSTRE CORRISPONDENZE)

Vienna, 2 aprile.

Siamo in piena crisi ministeriale. La faccia della nuova Camera deve aver messo un po’ di malumore nelle faccie più o meno delicate dei ministri passati e quindi alcuni d’essi pensarono di rinunciare al posto. Questa crisi portò una fermata d’azione alla Camera, e la Sessione che doveva aver luogo sabato 3 corrente venne protratta a martedì della prossima settimana, avendo dichiarato il presidente dei ministri, Badeni, che domani, stante la crisi ministeriale non potrebbe presentarsi alla Camera.

Pare che l’Imperatore autorizzi Badeni alla formazione del nuovo gabinetto. Usciranno dal gabinetto quei ministri liberali che non vorrebbero governare con una maggioranza conservativa che si va accentuando nel nuovo Parlamento.

Martedì all’ordine del giorno sta la nomina della presidenza della Camera, e sarà probabile la nomina a presidente di Katrein conservativo, a vice-presidente Abramovich polacco liberale, e Prazaèczeco. Per contentare i nuovi partiti sociali Lueger propone di aggiungervi due altri vice-presidenti cioè Attems tedesco liberale e Pattai antisemita.

Ma a ciò fare si dovrebbe riformare il regolamento interno della Camera.

Il nostro Club Italiano non fa quistione politica alla nomina della presidenza, ed ha già fissata la sua posizione di aderire in corpo alla combinazione sopra accennata, a meno che all’ultima ora non avvengano altre crisi a rompere le uova nel paniere, già mezzo rotte.

In questo mercato permanente, qual’è il parlamentarismo, è bravo colui che sa a tempo e luogo far cadere la bilancia da quella parte nella quale vede il suo interesse aggiungendo il suo voto, e fortunato se questo è quello che fa cessare l’equilibrio. Ne avrà sicuro quel premio che altrimenti non avrebbe se anche mille ragioni ne avesse d’altre parti. Egli è perciò che anche noi italiani in numero di 19, stavolta siamo considerati qualche cosa, e non abbiamo almeno il disprezzo solito di contar per nulla; si prevede che i 19 voti più d’una volta potranno decidere delle quistioni che potrebbero essere di gabinetto ed allora le nostre speranze si realizzeranno.

Arrivederci a crisi finita.

(t.)

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Vienna, 3 aprile.

Son passate 24 ore dopo la entrata della crisi ministeriale e resta ancora buio pesto. Resta fermo che Badeni sarà chiamato al nuovo impasto ministeriale, si spera che brevissima sarà la gestazione per non tenere qui i 425 deputati ancora acefali cioè senza la presidenza della Camera, la quale non si nominerà altro che a nuovo gabinetto combinato.

Le dicerie dei giornali sono molte e varie sulla causa della crisi e sull’eventualità degli impasti e delle nuove combinazioni; i discorsi poi degli onorevoli sia nei varii clubs sia nei lunghi e monotoni corridoi del Parlamento sono indecifrabili. Tot capita tot sententiae. Immaginatevi che saranno 20 ed oltre i partiti, di questa Camera sui generis.

Ma la causa delle cause che produsse la crisi e che dovrà dirigere la formazione del nuovo gabinetto, sarà sempre il compromesso coll’Ungheria. Questa è da un pezzo che domina l’Austria come ancella devotissima; ora la serva vorrebbe almeno un compenso maggiore dei tanti servizii impostile, ma la mano inesorabile del semismo ungherese e del frammassone danubiano, non vuole estendersi a maggiori concessioni. Anzi pretende che il ministero austriaco, non vada a perdervi una maggioranza tra i partiti estremi e di recente data, ma vuole che stia coi moderati di qualsiasi tinta. Ora la maggioranza del parlamento resterebbe dubbia se si escludono i nuovi partiti popolari ed in ispecie i conservatori. Guai se Badeni, il presidente dei ministri, venisse p. e. a far l’amore ai cristiano-sociali o agli antisemiti; l’Ungheria protesta e quindi ecco la crisi.

Ad ogni modo il Ministero nascerà ed a beneplacito dell’Ungheria, ma credetelo pure, appena questo avrà condotto in porto la pesante nave del Compromesso Austro-Ungarico, se ne dovrà andare perché qualunque compromesso che piace all‟Ungheria non piacerà all’Austria e quindi si avrà le critiche e le opposizioni di tutti i cisleitani. Cadrà allora definitivamente e forse tirerà seco anche la caduta del parlamento per venire a nuove elezioni, nelle quali gli estremi partiti risorgeranno più forti di prima. Vedremo se sarò profeta.

Soggetto produttore:“La Lega Lombarda”, n. 92
Data:05-06/04/1897
Pseudonimo:T.
Descrizione:Due corrispondenze relative alla crisi ministeriale al Parlamento di Vienna per la rinuncia di numerosi deputati, alla formazione del nuovo gabinetto, alla posizione del club italiano e al ruolo dell’Ungheria come causa di questa crisi.