Sono già sette anni che Don Mentore dà ai lettori (ed alle lettrici ancora) dell’Almanacco l’augurio di un novello anno, aprendo la serie delle variate e sempre interessanti pubblicazioni contenute in questo libro tanto caro al nostro popolo trentino! Ormai la cosa è passata in prescrizione e volere o volare bisogna adattarsi. Ebbene, lettori carissimi, sia prospero, sia felice, sia ricolmo di ogni ben di Dio l’anno di grazia 1897, che stiamo per cominciare e tra le felicità d’ogni genere e specie l’anno novello vi rechi quella pace del cuore, che Iddio dà sicuramente agli uomini tutti di buona volontà.

Ma….. e che cosa ci dirà Don Mentore questa volta? Ci parlerà ancora del suo tema prediletto “La Cooperazione rurale” o vorrà mutar registro?

Volete proprio saperlo? Siate buoni e leggete sino alla fine.

Quello che fu fatto.

Eravamo nel 1890, Il segretario del Consiglio Provinciale non vedeva il momento di iniziare con atti pratici le molteplici e ripetute teorie stampate e dette sul credito agricolo nelle forme popolari, nelle quali si realizzava nelle vicine provincie di sopra e di sotto al Trentino. Venga quà, Don Mentore, e mettiamoci di schiena: possibile? se questi e quelli, perché non ci arriveremo noi? Io? Ma non vede che toltone il buon volere, non valgo un’ acca? E poi, glielo dissi già, finchè non abbiamo alla mano uno statuto fatto per noi e tradotto in buona moneta, non ne facciamo nulla. Ben, bene; allo statuto ci penserò io, ripeteva il bravo segretario, e ci pensò e in breve lo avevamo tra mano.

La Provvidenza, che giuoca a suo beneplacito sopra questo basso mondo, intanto ci improvvisò un’ altro giochetto, da farne una causa invece di una conseguenza. Mentre Don Mentore s’affannava per l’impianto di una prima Cassa rurale sullo statuto preparatogli dal segretario; eccolo a seccarlo, ad importunarlo per altra faccenda simile, ma non uguale. E mentre la Cassa rurale era in incubazione, vede la luce del progresso il primo Consorzio cooperativo di smercio e di consumo all’ombra della Croce; e dopo poco meno di un triennio divien padre delle ormai note e famose Famiglie Cooperative! Il neonato che s’incamminava a divenir gigante, non impediva però la nascita di una, di due, di tre Casse rurali e …. rotto il ghiaccio e fatto il foro grande e gettate l’ubbie e le meticolosità, si prese il largo e dalle sponde del Sarca il moto e l’onda venne a percuotere le pendici di Val d’Adige, del Brenta, del Nosio, dell’Avisio e ….. fu un’ universale inondazione sul bel suolo trentino di Famiglie Cooperative e quà e là di qualche Cassa rurale. Aveva un bel gridare, Don Mentore, adagio, adagio, con giudizio per non inciampare e dar in precipizio, ma una volta preso l’aire non si voleva prender ristagno. Finalmente si chiamò a raccolta e le novelle reclute tutte balde dei primi allori s’unirono sul campo centrale.

Si mansarono un po’ gli ardori e gli ardiri giovanili, si richiamarono i più focosi alle stregue delle discipline statutarie e si convenne a maggior sicurezza del futuro di unire con più saldo sostegno le 100 sorelle sparse nelle molteplici vallate e nacque La Federazione delle Casse rurali e dei Sodalizii cooperativi del Trentino, e così si compiva la profezia di un nostro distinto pubblicista, che diceva rivolto a Don Mentore: procuri che la prima Cooperativa e la prima Cassa cammini rettamente un paio d’anni e poi vedrà qual felice rivoluzione in tutto il paese. E la rivoluzione felice è ormai un fatto. I troni, o sedili caduti o dimessi, le gazzette ripiene d’inserzioni tribunalizie e articoli battaglieri contro la falange irrompente; cielo e terra in moto per arrestare questo inopinato sopravvenuto, dando l’allarme a tutte le potenze terrene ed in ispecie a quella, dagli occhi d’Argo, del finanziere; sono tutti fatti recentissimi, che attestano quello che fu fatto.

Quello che si fa.

È naturale. Nella foga dell’azione non tutte le ciambelle riescono col buco. E… lo dico subito, non tutte le nostre novelle istituzioni si presentano in ordine perfetto di battaglia. Ad onor del merito però posso dire, che quelle reclute, che subirono regolari esercitazioni e diedero i primi passi cadenzati giusta le norme dei caporali, divennero e sono soldatesche franche e si trovano già capaci di resistere ai soli africani, e tali, gode segnarlo Don Mentore, sono pressochè tutte quelle delle Giudicarie, donde partiva la prima archibugiata nel 1891. Non così si può dire d’ altrove. Quà e là ora una foga troppa frettolosa, una vera smania di corse all’arringo, e qualche cooperativa nacque senza essere necessariamente chiamata a vita, per cui c’è timore manchi alla stessa il sugo vitale per crescere a maturità. Istituzioni come le nostre che richiedono un ben complicato organismo, ed un’ attività ben maggiore di quella che si richiede da un semplice privato, non possono a lungo prosperare, se manca loro l’elemento vitale. Questo nelle cooperative di acquisto e smercio sta nella quantità dello smercio. Una cooperativa che non supera giornalmente i 30 fiorini di smercio non potrà mai camminare a pari nella marcia del progresso odierno; se sta sotto a questa razione giornaliera non morrà, ma vivrà d’una vita pressochè inutile.

Altre istituzioni (parliamo sempre di Famiglia cooperative e non di casse rurali) avrebbero in abbondanza anche l’umore vitale, ma sono sprovviste ancora di quella mano provvida e solerte, che sappia distribuirlo in giuste proporzioni all’organismo sociale, e qua e là, uscendo di metafora, troviamo magazzinieri, direttori, o Direzioni o Presidenze, non ancora capaci di fungere ammodo nel non facile incarico. Di conseguenza, qui troviamo una provvista improvvida, là un acquisto illegale; altrove ripetuti inganni da parte degli ebrei erranti, che adocchiarono già le facili prede, e … se non si pensa al rimedio al primo apparire del male, anche il medico più perito, difficilmente potrà guarire, se sopracchiamato in ritardo.

Diceva un medico, che si otterrebbero più buoni effetti dalla medicina, se questa si consultasse quando si è sani, invece che ricorrere a lei solo quando si è ammalati. Quindi anche Don Mentore più volte raccomandava di far le cose ammodo da principio, e che non si impiantasse un’ istituzione prima della dovuta preparazione ed in specie di scegliere il luogo opportuno, ed il personale adattato, per non trovarsi poscia nell’impaccio. Qualcuno però non volle abbadare ai consigli dati, alle osservazioni fattegli, e se ora l’aratro intoppa, la colpa non è del fabbro, è tutta, tutta del bifolco, che gettò il vomere all’impazzata. Don Mentore insisteva, che il terreno va preparato e la preparazione alla Famiglia cooperativa, doveva essere la Cassa rurale ma … signori no, quasi dappertutto si volle quella prima di questa e su 100 istituzioni, appena un quarto sono Casse rurali, e quello che dà ragione a Don Mentore si è, che dove esiste la Cassa rurale, trionfa la Famiglia cooperativa e trionferà sempre, mentre dove quella manca ancora, non si può dire tutto ciò con sicurezza.

Ma abbiamo ora la Federazione e questa…. Capisco quello che si vuol dire. La Federazione c’è, ma miracoli non ne fa né ora nè poi. Rimedi ne presta e ne presterà ancor più in avvenire a chi sarà capace di rimedio, ma a corpi nati rachitici, o col microbo della tubercolosi fino dalle fasce, no, credetelo, non darà il tocca sana. Per fortuna sono poche le nostre istituzioni a questo stadio anormale, ma vi sono; e se il pingue articolista di un giornale volle trarne il pronostico che perciò tutte andranno in breve a patrasso, egli profetizzava sul falso parlando in generale, ma avrebbe detto il vero se avesse limitato il facile vaticinio a queste poche.

E dunque? Date le eccezioni, possiamo dire che in genere il battaglione sta bene agguerrito e cammina attraverso le alture ed i precipizi del … Tigrè… con discreta disinvoltura, e non paventa vicine catastrofi, vanamente predette. Volete averne una prova che non falla? Rileggete gli articoli dei giornali nostrali della passata estate e ve ne starete tranquilli. Come ripeto, si mossero tutti contro questo nuovo barbaro invasore; s’invocarono tutti i possibili alleati della duplice e della triplice; si reclamarono contro di lui tasse e balzelli, si gridò contro i privilegj, contro le leggi che lo proteggono ecc. ed osservate: tutto ciò contro un coso ammalato, tisico, che in breve, al più in 5 anni (sic!) sarebbe morto e seppellito? Eh! tanti clamori contro un moribondo? Crudeli! lasciatelo tirar le cuoja e dar gli ultimi aneliti in pace! parce sepulto! Che giova incrudelir coi morti? Dunque?.. Lasciamoli in pace gli avversari e sotto l’egida delle libere istituzioni, assieme a loro, viviamo anche noi, e se qualcuno de’ nostri cadrà, siamo in battaglia, non è da meravigliarsi; al presente però ci siamo tutti, piccoli e grandi, forti e deboli, ammalati e sani; pochi i moribondi, tutti vivi, quasi tutti robusti senza voglia di cedere il campo: ecco quello che si fa.

Quello che si farà.

Giacchè siamo in carreggiata a doppia rotaja, tiriamo innanzi così. Lo dissi, miracoli non ne facciamo, nè ne faremo neppure dopo essere stati lapidati. Perciò se qualcuna delle nostre istituzioni avrà dalla nascita il germe della distruzione, volere o no, passerà e diremo di essa: fu. Però la mano pietosa della Suora Federazione non mancherà di raddolcirne gli estremi aneliti, lasciando alle note penne di dettarne i pronti e pagabili cenni funebri; noi però non ci fermeremo d’avvantaggio sulla loro tomba. Ma per gli ammalati guaribili, e volonterosi di guarire, eccoci sempre pronti coi farmachi salutari, che ci offre il Centro della nostra Cooperazione. Le Casse rurali, lo sapete, sono i nostri beniamini, i nostri figli non del dolore, ma dell’amore il più sviscerato, e queste avranno le cure più solerti e privilegiate. I primi chirurgi, no, no; anzi i primi direttori o contabili, o cassieri; chiamateli come vi piace, poco importa, furono già istruiti nella bella arte sotto esperti e geniali istruttori. La piccola scuola, vorremmo divenisse presto un’ università, donde escano numerosi i dottori ed apostoli da tempestarne come tante stelle tutto il bel cielo trentino, così bello quando è bello; e non saremo contenti e non vorremmo neppur morire, vedete umile desiderio, prima di vedere una cassa rurale in tutti i comuni del nostro amatissimo paese, perchè dove c’è una chiesa, una scuola, lo ripetiamo ancora, deve esserci anche una Cassa rurale. Gli statuti redatti secondo le ultime esigenze legali e finanziarie sono già sotto i torchi, ed appena li avremo, li spargeremo numerosi ovunque perché si leggano, si studino, e si realizzino. La Federazione a mezzo dei suoi allievi ed umili apostoli si presterà ad insegnare, a dare la mano per le ultime spinte alla vita ed in questo punto Don Mentore non dirà mai adagio, ma avanti sempre.

E…. capisco, per vivere e viver bene, ci vuole un cuore che palpiti giusto ed effonda le ondate piene lungo le arterie ed i canali di tutto l’organismo e se questo cuore non c’è ancora nella Federazione, consolatevi; c’è già l’embrione e si formerà in breve. Più volte si va ripetendo: si pensa o non si pensa a fare una Cassa di compensazione, una Cassa centrale, una Banca nostra, che diventi il cuore di tutto questo movimento cooperativo-rurale? Si fa? si fa presto? quando? Eh! mille volte benedetti voi tutti! Signori sì, si fa e si farà presto. Ma capirete anche voi, che trattandosi di formare un cuore e tale che funzioni regolarmente, e sia alieno da qualsiasi vizio cardiaco, ci vuole non solo tempo, ma mani plastiche capaci e numerose e valenti, quali nè voi nè molto meno il povero Don Mentore possedono.

E d’uopo che il bisogno e l’utilità di questo Centro non vengano sentiti solo da noi, che stiamo all’estremità del corpo sociale, e quindi con poco calore vitale, ma che se ne persuadano ancora i più vicini e gli organi più influenti ed importanti attorno al cuore. Sappiamo, e questo per noi è molto, che anche in altre sfere si desidera quest’opera e si aspetta. Da questa parte non verranno dunque nè ostacoli, nè tentennamenti, e perciò speriamo di essere assecondati nei nostri giusti desideri quando cerchiamo di metterli in realizzazione.

La faccenda per le Casse rurali non si presenta così difficile, come sarebbe difficile e forse inopportuna per creare un organismo centrale per le Famiglie Cooperative. Queste devono avere in massima parte piena libertà d’agire, perchè ad ogni vallata cambia il campo d’azione; ma per le Casse rurali è tutt’altra cosa. Qui tutto il movimento consiste in denaro: denaro che manca e si vuol avere; denaro che affluisce e che si vuol erogare. In questa bisogna, si dirà, sono pronte e non mancano altre istituzioni congeneri, ben dirette o paesane. Tutto bene, ma non sono organismi istituiti allo scopo principale, quale ci siamo prefisso noi della Cooperazione rurale, e le loro direttive non possono stare con quelle che devono dirigere il nostro organismo; esse si basano sopra azioni sociali in genere, noi dobbiamo limitarci ad alcune in particolare. I nostri scopi sono strettamente, e però lo saranno statutariamente, delineati e fissati, e fuori di lì non si potrà andare. Non tutti potranno entrare nella vita nostra sociale, ma solamente le nostre istituzioni, e quelle persone ch’esse sole crederanno di associarsi.

Il Raiffeisen pensò a tutto e da lui riceveremo quello che farà al caso nostro e lo adatteremo ai bisogni ed alle esigenze nostre. Forse con ciò urteremo nelle solite critiche, colle quali si cercherà di dirci, che noi mettiamo le divisioni e le esclusioni in paese, mentre si deve lavorare alla concordia e al bene comune; ma tutto finirà nella conclusione che giusta le leggi vigenti, vogliamo usare quella libertà, ch’è frutto del presente progresso. Vediamo tanti e tanti che si uniscono legalmente, a scopi più o meno nobili del nostro, ed altri con fini piuttosto tendenziosi al pubblico bene; e come noi non lo potremo fare al bene ben determinato delle nostre istituzioni, che alla fin fine sono costituite pel comun bene morale e materiale del nostro popolo? Ma bastino le parole. Sono i fatti che vogliamo noi, e di questi coll’aiuto di Dio ne furono compiuti, se ne compiono e se ne compiranno ancora. Per parte nostra ci metteremo tutta quella buona volontà e quelle poche forze che ancora abbiamo, e facciamo appello ai nostri vecchi amici, che pur essi concorrano a compir l’edificio.

Per intanto tutto le nostre istituzioni costituite si mettano con lena all’azione segnata chiaramente negli statuti, e facciano sì che alla fine dell’anno 1896, che sta per finire, si presentino tutte con buon assetto di anni lucide e ben nette ed affilate; con situazioni giuste ed eloquenti per salutare l’anno 1897, che deve portare a loro la finale vittoria. Le altre sorelle poi che stanno lì lì per uscire dal guscio, non paventino il vento infido, ma n’escano a respirare quest’aura novella di vita, e sieno foriere di una universale rigenerazione, che attendiamo in tutte le valli trentine.

Vi promettemmo già l’anno scorso un Vessillo fregiato dal nostro stemma e dal nostro motto uno per tutti e tutti per uno, attorno al quale si raccogliessero tutti i cooperatori trentini; e la promessa, se non è realtà oggi, sarà realtà nell’ anno di grazia 1897. Il nostro invito fu raccolto da quelle mani gentili e generose, alle quali si rivolse Don Mentore, e la Bandiera nostra finalmente sventolerà a soddisfare i comuni desideri ed a compiere i voti espressi. Attorno a quella ci uniremo di frequente per animarci alla lotta per Dio e per la Patria, e per vincere le dure tenzoni che da tempo bersagliano questo nostro popolo, e noi con esso.

Ecco quindi quello che si farà. Così sia.

Ohe? Don Mentore? è tutta qui, questa volta, la vostra chiacchierata? Non avete altro a dirci? Sì poca cosa? .. Che volete? da chiacchierone, quale fui in passato, ora diventai inimico delle parole, e non vorrei che fatti; perciò basti così. Non vi piacciono queste poche linee? Chiedo scusa, domando perdono, ed al caso, credetelo, non vi seccherò più a parole, neppur adesso l’ho fatto apposta. Va bene così? Vivete felici.

… 15 ottobre 1896.

Don Mentore.

Soggetto produttore:“Almanacco agrario pel 1897”, pp. 161-168
Data:1897
Pseudonimo:Don Mentore
Descrizione:Articolo in cui don Guetti ripercorre le tappe del movimento cooperativo trentino, traccia un bilancio e ne anticipa i possibili sviluppi futuri.