tenutasi in sede il 21 gennaio 1892.

Villa di S. Croce, giovedì 21 gennaio 1892 nella camera del Circolo sociale.

            Con avviso in data 1 gennaio 1892 regolarmente pubblicato nei paesi del Distretto ove sono soci, questi venivano convocati in assemblea generale ordinaria pel 10 gennaio ad ore 3 pom. per deliberare sopra gli oggetti segnati nel detto avviso, col seguente

Ordine del giorno.

  1. Relazione della Direzione sull’andamento della gestione nel passato primo semestre d’esercizio e liquidazione del resoconto.
  2. Aumento della tassa di buon ingresso pel fondo di riserva.
  3. Modificazioni di alcune norme nella dispensa di generi ai soci.
  4. Eventuali proposte.

Pella neve caduta in grande quantità il numero complessivo de’ soci comparsi non arrivò alla cifra legale segnato dallo Statuto e quindi l’assemblea fu ritenuta deserta; ed i soci vennero riconvocati per oggidì con avviso regolarmente pubblicato in data 11 corr.; coll’osservazione che in base al § 17 dello Statuto sarebbe valida l’adunanza qualunque fosse il numero dei soci comparsi.

Ciò premesso viene aperta l’adunanza:

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Il Presidente CLAUDIO BLEGGI

Pel Consiglio di Sorveglianza

M. R. Don G. Batta Lenzi – Cesare Bleggi

Presenti i Consiglieri: Daniele Speranza – Antonio Frerotti – Giuseppe Serafini – Domenico Onorati; ed oltre 40 soci del Consorzio cooperativo da Bleggio, Lomaso e Banale.

Il Presidente ad ore 1½ pom. dichiara aperta la seduta, e ne constata la legalità sia pella regolare pubblicazione degli avvisi, sia pel numero de’ soci comparsi. Prelegge l’ordine del giorno e sul primo punto dà la parola al socio D. Lorenzo Guetti autorizzato dalla Presidenza a dare una succinta relazione sull’andamento della Società in questi pochi mesi d’esistenza.

Don Guetti saluta l’assemblea con una consolante notizia dichiarando che a suo modo di vedere la Società cammina a vele spiegate e col vento favorevole dando i più belli pronostici di un felice avvenire. Indi prosegue. Quando due anni fa alcuni de’ miei buoni amici mi attorniavano con ripetute istanze perché li contentassi col preparar loro uno Statuto per una Società Cooperativa di smercio e consumo, nissuno immaginava che saressimo a questo punto in cui ora sì felicemente ci troviamo. L’incubazione della Società, voi tutti lo sapete, fu lunga, lunga assai, e quasi da far venir meno anche gli uomini più intraprendenti; ci volle un anno e mezzo di brighe non facili; i malevoli ed i diffidenti si credeano alla fin fine che dal parto della montagna ne venisse il ridicolo sorcio, ma a chi dura nei forti e ben pensati propositi, è riservata miglior sorte. Uno sguardo ai locali di questo magazzino, un’occhiata alla sfuggita ai molteplici generi che vi sono depositati, è da stupirne. I fatti sono sempre l’argomento che convince anche la più dura cervice e quindi mi permettete che col giornale alla mano venga a riepilogarvi un po’ di storia di questa nostra istituzione.

L’Eccelsa Giunta provinciale fin da principio elargì alla Società f. 200 per le spese d’impianto e che poscia passarono al fondo di riserva.

I soci inscritti ancora nei due mesi di primo impianto e che pagarono la tassa sociale senza aggiunte furono 153; ne seguirono poscia altri 24 che pagarono la sopratassa ognuno di f. 1 pel fondo di riserva; più altri 13 a cui fu concesso il pagamento rateale, sicchè al presente i soci inscritti sono 190. Cifra consolantissima perché segna l’unione di cento e novanta famiglia di contadini associatesi in santa fratellanza per provvedersi il necessario alla vita, indipendentemente da mezzani interessati.

Il capitale versato dai soci inscritti somma f. 892,50; e la garanzia estendendosi al decuplo è quindi di f. 8925,00.

Avendo l’assemblea generale d’agosto permesso il consumo anche a credito limitato, questo fu usato fin qui da solo 75 soci, i quali firmarono già, con sigurtà, la rispettiva cambiale di f. 30 ognuno, massimo a cui si estende il credito, dando così altra garanzia cambiaria di f. 2250, nella quale gravitano fin qui soli f. 1278,45.

L’Assemblea tenuta nel primo mese stabiliva che la Direzione non potesse giammai sorpassare la somma dei debiti, o meglio del capitale esposto, oltre la metà della garanzia prestata dai soci. A questa metà siamo lungi d’assai ancora.

La garanzia totale data dalla società fin qui è di f. 11175, la metà su cui può agire la Direzione è quindi di f. 5587.

I debiti esistenti sono:

Capitale sociale  892,50
Fondo a riserva   224
Debiti presso negozi2550,89
Mutui passivi  1225      4842,39

Abbiamo quindi per arrivare alla metà ancoraf. 744,61
Da questo si preleva il fondo di riserva di         f. 224,00
Che passa a deposito cautato presso pubblici fondi, ed avremo ancora un giro disponibile di f.           968,61

                 

Siamo quindi lungi di arrivare alla metà del credito garantito e finchè camminano così le cose, possiamo sperare di non arrivarvi sì presto.

            Il giro del nostro magazzino è il seguente, in questo breve tempo di soli 6 mesi di esercizio:

  CaricoScaricoRimanenza
Colonialif.1874,641594,23280,41
Cereali1242,941374,18168,76
Mercerie5592,973277,752314,22
Liquidi1861,291497,84263,45
Totalef.10870,847744,003126,84

           

Movimento al certo non indifferente per una società novella e senza esempi vicini da seguire o da ricopiare, e movimento, che ogni dì va inanzi a passo di gigante se vuole tener dietro al consumo, il quale all’ultimo dell’anno raggiunse la cifra più alta in f. 111, in una sola giornata d’inverno!

            Dai calcoli fatti, se anche la Società non aumentasse i propri soci come non pare, si possono calcolare le cifre di consumo a circa 20 mila fiorini annui, ossia poco su poco giù a f. 100 ogni socio; media però assai minore della realtà.

Lo stato di cassa a fine d’anno è

in Entrata  f.8460,52
in Uscita f.8103,40
Denari giacenti f.357,12

Non è senza istruzione la distinta di questi denari, perché ne dinotano la provenienza, e si viene a colpo d’occhio a capire come mai noi potressimo vivere se mancasse l’emigrazione invernale nel Regno limitrofo e quella americana. Si impara ancora, come il magazzino sociale si presta benissimo ai propri soci ad accogliere al giusto lor prezzo quelle monete, che forse altrove verrebbero raccorciate per benino, sotto tanti pretesti, nello scambio o nello smercio.

Ecco la

Distinta delle monete:

N.° 12 Dollari degli Stati Uniti=f.28,02
30 Lire in oro=23,35
15 da Lire 10 in carta =67,50
3 da Lire 5 in carta=6,75
24 lire in argento =10,80
13 B.te da 10 carta austr. =190,00
10 B.te da 5 carta austr.=50,00
10 B.te da 1 carta austr.=10,00
23,70 Argento  = 23,70
Rame=7,00
Totalef.357,12

Ma, capisco, voi siete desiderosi di venire al quia, ossia di sapere i guadagni che ha fatto la Società. Ma qui vi devo rispondere chiaro e tondo che guadagni non ne abbiamo da mettere in cifre, perché guadagni non ce ne sono. Non vedete che lo Statuto parla chiaro e che qui tutto il consumo e tutto lo smercio si fa al puro costo? Non sapete che nissun dividendo concede la nostra Società? Dunque i guadagni non sono qui cari soci; i guadagni sono nelle case vostre, nella vostra borsa, meno esausta che nel passato. A calcoli fatti voi, coll’aver consumato nel nostro magazzino 7744 fiorini, come sopra si disse, avete per lo meno risparmiato 2.000 fiorini, dico duemila fiorini, e voi lo avete inteso subito il come ed il perché; e l’accorrere anche da lontano alla nostra società e al nostro magazzino vi venne compensato ad usura in confronto di fare le provviste altrove. Questo è il vostro guadagno, ma non è di voi soli. Anche i non soci ebbero guadagni dalla nostra società, non direttamente, ma indirettamente. La gara nei prezzi, che portò la nostra società nel consumo e nello smercio locale, non fu piccola, ed i prezzi sostenuti in questi di p.e. nei maiali da macello, nel burro, nelle uova, vi indicano che fu tutto favore originato per lo smercio aperto e sostenuto da noi. Molto più si deve dire sul consumo; perché quasi tutti i generi vennero abbassati per merito nostro dai negozianti limitrofi. Non è esagerazione l’asserire che altrettanto guadagno fecero i non soci a cagione di quella fortunata istituzione.

Quindi non posso a meno di raccomandarla alla vostra protezione, sicuri che con ciò porterete un sommo vantaggio a tutta questa nostra cara patria.

Non crediate però, che le partite della nostra azienda dal sopra esposto si conguaglino a zero; no, dal resoconto o bilancio che vi offrirà la Presidenza troverete un avanzo di previdenza. Ma un avanzo relativamente piccolo, ma necessario per facilissima eventualità, che possono accadere in un’amministrazione così vasta, e nella custodia di varii generi soggetti a facile avaria.

Di questo avanzo di previdenza parte passerà al fondo di riserva in quella cifra, che voi crederete più opportuna ed il resto rimanerà in libera amministrazione della Direzione, la quale ha ancora da coprire con ciò piccoli importi per stampe ed affitto locale, di cui vi sarà data parte in una prossima unione.

Con ciò ho toccato per sommi capi il più di questa azienda e non posso a meno di congratularmi a vicenda del reciproco entente cordiale che passa tra i soci ed i loro iniziatori. Per parte del Consorzio agrario, ch’io rappresento, vi prometto di continuare quell’appoggio e quel conforto che finora ha usato verso questa Società che nacque e vive sotto i suoi fausti auspici. Unione adunque, concordia e perseveranza e l’avvenire sarà nostro. Con ciò siamo alla seconda parte del I punto dell’ordine del giorno. Approvazione del Bilancio.

Il Presidente presenta e prelegge il Bilancio e resoconto del semestre nei risultati qui sottoposti che è approvato ad unanimità dall’assemblea.

         II Punto. Aumento della tassa di buon ingresso.

         Il Consigliere Speranza, considerando il buon numero già esistente de’ soci e che l’estendersi maggiormente porterebbe alla Società maggiori spese ed incaglio negli affari; considerando che i bene intenzionati già si ascrissero alla Società e coloro che restano ultimi sono già sempre i meticolosi, i diffidenti, e che quindi in merito della loro ambiguità spetta ad essi non i più grassi benefici della cosa bella e fatta, ma una concorrenza maggiore, propone di elevare da un fiorino a cinque la tassa di buon ingresso, e di abolire le tasse sociali in rate perché portano una grave complicazione nell’azienda per l’evidenza.

         D. Guetti osserva: ch’egli non paventa l’aumentarsi della Società, ma che anzi è  nei suoi desiderii, e che, essendo un bene questa associazione, vuole sia diffuso più che sia possibile. E’ naturale nel contadino la diffidenza delle cose nuove, e per questo motivo non opina di aumentare di troppo la tassa di buon ingresso ai restanziari. Invece, giusta l’esempio di altre associazioni cooperative, egli propone: che la tassa di buon ingresso sia proporzionata al fondo di riserva; di mano in mano che questo va aumentando, si aumenti questa pure. Se l’assemblea asseconda, desidera che questo fondo da f. 224 sia aumentato per ora a f. 400 e che quindi la tassa rispettiva di buon  ingresso da f. 1 si aumenti a 2 per ora, e così di seguito in proporzione eventuale.

         Riguardo alla quota d’azione in rate, vorrebbe pure se andasse adagio a togliere, perché il nostro scopo è di far partecipi alla nostra società anche i meno abbienti, e quindi, che questa sussisti ancora per sei mesi, in proporzione però aumentata dai 50 ai 60 soldi mensili. L’assemblea, dopo aver preso la parola Todeschini, Bleggi Cesare ed altri in senso favorevole, approva le proposte di D. Guetti e resta fissato il fondo di riserva a f. 400 per ora e f. 2 di tassa di buon ingresso ossia 60 soldi in rate mensili.

         III. Punto. Riforme per la dispensa di alcuni generi.

         D. Lenzi domanda spiegazione sulle norme generali di dispensa, perché non vorrebbe che certi generi fossero relativamente troppo alti nel prezzo e così caricare di più certi consumenti a preferenza di altri. E fa questa domanda al fine di poter eventualmente prestar  l’opera sua con maggior efficacia quale membro del Consiglio di sorveglianza.

         D. Guetti si permette di osservare a questo proposito, che già fino dall’impianto della Società non si mancò di assumere quelle informazioni, che si credettero necessarie in questa faccenda per noi nuovissima. I magazzini dietro consiglio di esperti vennero divisi in quattro categorie cioè coloniali, cereali, mercerie, liquidi. Le spese dell’azienda vennero addossate in procenti relativi. Da principio il consiglio d’intelligenti si fu, di caricare i coloniali col 5%, i cereali col 10%, i liquidi col 15% e le mercerie col 25%. Ma questo tasso sembrò in pratica troppo elevato, e la direzione potè fin qui limitarsi solamente a questi più bassi proventi cioè: il 5% per i coloniali, l’8% per i cereali, 12% per i liquidi e 15% per le mercerie.

         Può darsi benissimo, che qualche singolo oggetto nella fissazione del prezzo possa essere sfuggito a questo tasso, e se il Consiglio di sorveglianza ne venisse a cognizione, ne dovrà avvertire la direzione per rimediarvi; ma del resto generale è questa la base assunta.

         D. Lenzi si chiama soddisfatto e contento della osservazione e dilucidazione data e così l’assemblea tutta.

         D. Volani osserva doversi dare differenza del prezzo sulla dispensa dell’olio da litro a chilogramma; che nel listino è segnato a kg ed è dispensato invece a litro. La Direzione a mezzo del Consigliere Speranza risponde, che per più comodità nella dispensa si usano le misure invece del peso, ma che il prezzo è però relativo. Anzi, dai prezzi segnati a Trento del medesimo genere da D. Volani, v’è qui nel magazzino un miglior vantaggio, sebbene di poca entità.

         D. Guetti invece opinerebbe che fosse fatta qualche differenza nella dispensa dall’ingrosso al minuto, e ciò per meno spesa di magazzinaggio e di servizio, lasciando libero alla direzione di tassarne quella piccola differenza che credesse. Ciò è da tutti approvato.

         Speranza, come facente funzione di Direttore del magazzino trova di osservare, che la dispensa ed il consumo del corame e delle vacchette presenta qualche difficoltà, se non viene stabilito miglior rigore nella distribuzione. Si sa per esperienza ciò che avviene in qualche negozio che alla fin d’anno se non si è ben cauti, resterà a deposito roba da scarto ed aggiunte sopra giunte, ma non già il buon mescolato al triste.

         Più ancora, siccome il magazzino nostro è un deposito quasi dicasi famigliare, i varii soci che vi concorrono sono tutti proprietari egualmente o membri della stessa famiglia e da loro resta libero l’osservare, l’esaminare i generi depositati. Ma come avviene ovunque, anche qui non possono mancare i furbi, o meglio i maligni che si abusano della confidenza data dalla Società, e specialmente nella scelta del genere buono riesce affare delicato. Invita l’assemblea a stabilire una misura di rigore in proposito alla quale debbono starci tutti.

         Todeschini come pratico nella cosa conferma le osservazioni di Speranza ed è d’avviso: che il locale assegnato ai pellami preparati resti affatto chiuso e nissuno vi possa penetrare per la scelta del genere che desidera pel consumo se non è accompagnato in persona dal magazziniere o dal Direttore.

         La proposta di Todeschini è pienamente accolta ed approvata dall’assemblea.

         IV. Eventuali proposte.

         La Presidenza prelegge una cartolina postale del farmacista e socio Sig. Vero Sartorelli nella quale si protesta pella vendita (sic.) che si fa nel  magazzino di medicinali ed avverte la Direzione di tosto sospenderla sotto minaccia di sequestro. Chiedesi all’assemblea che cosa si debba rispondere allo scrivente.

         D. Guetti osserva che anzitutto non sembra ancora constatata la legale ingerenza del farmacista di Lomaso nel circondario di S. Croce,  mentre il medico locale da antica consuetudine ha diritto, se lo volesse, di tenere un armadio farmaceutico e quindi non vorrebbe, che la presente pertrattazione pregiudicasse al diritto in  parola. Salvo questo punto:

         Riguardo poi alla vendita di medicinali fatta dal magazzino, egli protesta energicamente, giacchèqui non si vende nulla e molto meno medicine. La nostra società forma una famiglia sola, sarà grande, alla patriarcale quanto si voglia, ma è una famiglia.

         Ora sarà proibito al capo di famiglia per le eventuali evenienze tenersi in casa per proprio uso e consumo, un po’ d’olio di ricino, un po’ di sale amaro, quattro sanguisughe, e un  po’ di semi di lino per qualche pappa emmolliente? Egli crede di no; sarebbe in caso una barbara proibizione. Egualmente avviene qui da noi. Per le urgenze de’ soci e dei soli soci si tiene deposito di olio di ricino, di sale amaro, di semi di lino occorrevole per animali ragionevoli ed irragionevoli, come si tiene deposito di solfato di rame, zolfo, di semi da prato, di concimi artificiali in vantaggio delle viti, delle patate delle campagne dei soci. E se quest’ultimi sono necessarii per combattere la crittogama e la peronospora, i primi sono necessarissimi in questi dì specialmente per quella brutta peronospora che si attacca alle persone sotto il nome ormai nauseante d’Influenza.

         Quindi è d’opinione che si rescriva: stia pur tranquillo il Sig. Farmacista perché qui non si vendono medicine, e che perciò sarebbe certo mal fatto minacciare sequestri a chi è persuasissimo d’essere nella piena legalità del fatto.

L’assemblea applaude la conclusione.

Il socio Todeschini di Stenico, tutto entusiasmo per l’esito fortunato di questa Società, desidera che estenda anche ai lontani la sua efficacia e propone che vengano istituite società figliali a Banale e Lomaso, o magazzini figliali nel modo che si crederà opportuno.

D. Guetti partecipa che molte furono le istanze presentate specialmente dal Lomaso per avere anche colà un magazzino cooperativo. Egli propenderebbe per la istituzione di magazzini figliali in tutto dipendenti dalla direzione centrale, ma in modo che le figlie potessero vivere da sé, senza recare alcun danno alla madre, ma anzi le portassero un qualche utile. Nel qual caso però alle figliali sarebbe vietata la dispensa a credito, e coloro che dovessero usarla, sarebbero costretti a venire alla centrale, giusta un regolamento da farsi.

Il Consigliere Speranza non vedrebbe di buon occhio l’istituzione di magazzini figliali in tutto dipendenti dalla madre, prevedendo un lavoro troppo gravoso per la direzione e respettivamente pel ragioniere e pel magazziniere; invece opina, che se mai si volesse a Lomaso od a Banale avere qualche cosa di eguale come a S. Croce, i soci di colà si uniscano a formare una Società cooperativa a parte, dando facoltà ai soci già iscritti a S. Croce di passare, se lo volessero, alla nuova Società, retrodando alla stessa le azioni pagate; limitandosi solo questa Direzione ad aiutare con consigli, e magari con proviste comulative, le nuove società, che starebbero per sorgere.

Dopo altri scambi di vedute in proposito esposti da varii soci si venne alla conclusione; che la Società cooperativa di S. Croce darà tutti gli appoggi possibili per la nascita di nuove simili società indipendenti sia a Lomaso che a Banale e ciò appena vi sieno almeno 50 soci di que dintorni che lo chieggano, colla facoltà agli inscritti di qui passare alla nuova società.

Dopo ciò nissuno avendo chiesto la parola il Presidente chiude la sessione ad ore 4 pom. e prega i Consiglieri Serafini e Frerotti per la firma del protocollo.

Il Presidente

Claudio Bleggi

D. Speranza Segretario

Antonio Frerotti

Giuseppe Serafini.

Soggetto produttore:“Bollettino C.P.A.”, anno 1892, 21 gennaio, pp. 66-72
Data:21/01/1892
Pseudonimo:
Descrizione:Visto l’elevato numero di interventi di don Guetti e l’importanza del documento, relativo alle prime attività del Consorzio Cooperativo di smercio e consumo di S. Croce, viene riportato l’intero protocollo di sessione.