— Ai 3 gennaio u. p. il Consorzio agrario di S. Croce teneva la statutaria annuale sua adunanza generale, alla quale intervenne buon numero di soci, oltre i membri della Delegazione.

Il nuovo Presidente M. R. Sig. Don Lorenzo Guetti, in questa occasione pronunciava il seguente discorso:

Egli è la prima volta che mi presento a voi in qualità di Presidente di questa agricola istituzione. Nel mentre dò il benvenuto a tutti, compio il luttuoso dovere di parteciparvi che il nostro Consorzio nell’anno testè compiuto ebbe a perdere quattro soci rapitici da crudo morbo anzi tempo, e precisamente nelle persone dei sig.ri Bombarda Pietro di Cares; Tommaso Rocca di Marazzone; Apollinare Zanini di Fiavè; e Camillo Ravelli i. r. Giudice di Stenico. La brevità del tempo non mi permette di fare gli elogi dei singoli trapassati, ma vi dirò che tutti e quattro erano membri della nostra società fin dal suo nascere, e membri influenti, sicché non lieve fu la perdita che noi ebbimo a soffrire nella loro mancanza.

In segno di sincero cordoglio, pregando pace ai defunti, prego l’intiera assemblea ad alzarsi, associandosi cosi alla Presidenza in questi sensi di duolo affettuoso. L’adunanza assorge.

Ora pria di passare a dirvi alcunché dell’ attività consorziale, devo premettere che il merito che ne risultasse non fu già opera del Presidente che ora vi vedete innanzi, il quale da soli pochi mesi figura come tale; ma dovette renderlo al cessato Presidente M. R. Don G. Battista Lenzi, che con dolore di tutti volle dimettersi dalla carica che copriva così efficacemente in questo nostro sodalizio.

Ciò premesso, ecco quello che da noi si fece in vantaggio dei soci e del paese intiero durante l’anno 1888.

Persuasi che la pastoreccia deve essere sempre la prima nelle nostre cure, come quella di più immediato e presto interesse pel paese, si continuò a sostenere l’istituzione delle esposizioni di tori e torelli, e coi sussidi avuti dal Consiglio Provinciale d’Agricoltura, si tenne in Fiavè la solita esposizione, riuscita con esito soddisfacente. A questa naturalmente si associa il modo di utilizzare i latticini, ed il Consorzio fece del suo meglio per promuovere i caselli modello, ed aiutò il compimento di quello di Vigo Lomaso, fornendo allo stesso una zangola a ruotazione ed una bilancia con filtro, e ciò nella previsione che durante l’anno in corso vi dovesse tenere lezioni di caseificio il docente Sig. Pietro Bertelli; il quale però non potè venire, avendo il Consiglio decretato che anche quest’anno le lezioni fossero tenute a Malè per compirvi l’opera incominciata l’anno scorso. Ma quello che non si potè ottenere quest’anno, si otterrà l’anno venturo e si confida che tutto il distretto avrà l’opportunità in breve di ottenere qui in luogo una scuola di casari da farne bravi allievi, qualora il paese non si lasci passare una si propizia occasione.

Contro il male della peronospora che infettò assai le viti indigene a preferenza di quelle forestiere, il Consorzio non restò inoperoso, ma ottenne che venisse sopra luogo il Dott. Orsi, il quale si a Stenico che a S. Lorenzo del Banale istruì sul modo pratico di adoperare le pompe irroratrici, di cui il Consorzio con tre esemplari forniva i soci di Bleggio, Stenico e Canale. Osservo ancora che il detto sig.r docente tenne a Fiavè una conferenza sulla praticoltura e sul modo di preparare i concimi e specialmente di far uso di polvere di torba, metodo già usato efficacemente dagli intelligenti contadini di quel villaggio.

Nel ramo bachicoltura il Consorzio non restò inoperoso e continuò la razionale incubazione cumulativa del seme-bachi nelle due camere fornite del riscaldatore a sistema Pucci esistenti a Quadra e a Duvredo, ed è disposto a istituirne delle altre in ogni paese sericolo, ove i soci lo desiderassero; anzi per la prossima campagna sarebbe disposto a facilitare la spesa coll’inviare un muratore pratico a costruire dei riscaldatori Pucci a chi ne facesse richiesta. Osservo inoltre, che molti soci si unirono per la provista del seme-bachi confezionato all’Istituto del Consiglio Provinciale in Trento, e nella sola comunità di Quadra si sottoscrissero oltre 70 oncie di sementi cellulari. Esempio da imitarsi.

Durante l’88 il Consorzio ebbe l’occasione di spiegare una attività nuova per noi, che può produrre non pochi vantaggi al paese, quale si è quella pella frutticoltura. In occasione dell’esposizione di Vienna, questo Consorzio concorse con buona qualità e quantità di frutta, d’aver lodi distinte dal Consiglio d’Agricoltura, e colla speranza d’ottenere non pochi decreti di lode ai principali producenti. Oltre 50 qualità fra pere e mele, furono esposte ben 12 qualità di noci. I vantaggi di questo Concorso non sono pochi, e sebbene noi avessimo avuta la gragnuola e per l’abbondanza le frutta portate dalle piante non fossero riuscite veramente perfette, pure a questo Consorzio e ad altri del paese, nei passati dì, ed anche presentemente, furono fatte dimande di compra di frutta. Anche su questo punto il Consorzio continuerà l’opera sua e farà sì che per gli anni futuri si possano trovare delle buone piazze per smerciare i prodotti della nostra frutticoltura, ed inizierà la pratica dell’imballaggio, il quale come si fa presentemente non corrisponde certo al fine, ma anzi lo contraria, perché manda sulle piazze le frutta mezzo guaste o per gelo o per ammaccature.

In quest’anno oltre l’attività del Consorzio nei rami soliti, si fece alcunché di straordinario col pensare di venire in aiuto ai contadini più bisognosi anche col mezzo di proviste di polenta a basso costo e di buona qualità. A ciò fare, come già v’è noto, si ottenne dalla Giunta Provinciale un sussidio di fior. 700, i quali a seconda dei desideri dell’Eccelsa Carica Donatrice, vennero impiegati giusta il modo che lo dirà la memoria, o resoconto inviato alla eccelsa Giunta e che suona:

Ora che questo Consorzio ha finita l’azione di soccorso in favore ed a sollievo di questi poveri agricoltori mediante il sussidio benignamente avuto dall’eccelsa Giunta Prov. di fini 700, con compiacenza espone il modo del praticato soccorso, e gli effetti ottenuti, nella lusinga che avrà la pubblica approvazione.

Si fa prima noto come la maggioranza dei delegati consorziali, per evitare brighe e molestie, aveva conchiuso di distribuire il sussidio avuto in una sol volta in tanto grano turco, contro la proposta avanzata dalla Presidenza Consorziale, e sostenuta dalla minoranza, la quale proposta era invece dì fare più provviste possibili, cedendo il grano a poco meno del costo.

Visto però che la proposta della maggioranza all’atto pratico urtava in varii scogli, e principalmente quello di scegliere i più bisognosi tra i moltissimi, briga questa che nissuno e nemmeno il clero si volle assumere:

Visto che l’aiuto con ciò riusciva più apparente che sensibile:

Visto che detta proposta era pure contraria ai desideri della eccelsa Carica donatrice, la minoranza tornò alla carica colla sua proposta e fece istanza in proposito a questa Presidenza, perchè alla sua volta insistesse presso la eccelsa Giunta affine questa seconda proposta venisse senza più messa in pratica.

Difatti con rescritto dei 23 maggio 1888 N.°7115, la Giunta Prov. ordinava che fossero realizzate le idee della Presidenza Consorziale, sostenute dalla minoranza dei Delegati, come quelle che erano di più pratica utilità al paese, più filantropiche e rette, e che potevano essere come seme fruttifero di maggiori vantaggi in avvenire, avvezzando il popolo alle provviste cumulative, ed iniziando forse società cooperative tra i contadini per avere a migliori patti i generi necessari alla vita.

Avuto questo rescritto, la Presidenza si mise tosto all’opera senza timore e rispetto umano. Anzi, onde togliere ogni pretesto ai negozianti del paese, il Consorzio, mentre ritirava i prezzi dei grani e delle farine dalle vicine città, si volgeva anche agli interni, chiedendo a qual prezzo sarebbero per cedere il grano turco o farina in sacchi da 50 chilo l’uno, onde facilitare al Consorzio la briga di distribuzione. Raccolti dalla Presidenza i prezzi dei singoli concorrenti interni ed esteri coi relativi campioni, chiamava i Delegati consorziali a sessione onde facessero la scelta tra i migliori considerazione fatta sul prezzo e sulla qualità del genere. Discusso il tema se fosse miglior cosa provvedere grano o farina, si convenne di stare colla farina, poiché più pronto diveniva il soccorso e più uniforme, essendoché i mulini della valle sono ancora in regresso da non presentare farine macinate come all’estero, e senza opposizioni si convenne di fare la provvista presso la Ditta Sig. F.co Costa di Rovereto come quella che per qualità e prezzo superava di gran lunga tutti gli altri offerenti.

Ciò conchiuso il Consorzio mandò un delegato a Rovereto ad assicurarsi della qualità del genere e si scelse il numero 2 1/2 quale più adattato.

Si convenne dai Delegati consorziali che il prezzo della farina fosse minore di 2 soldi il kg, ossia f. 2 al q sotto il costo, posto al ponte delle Arche, affinché i contadini bisognosi prescelti, sentissero un reale vantaggio dall’azione di soccorso intrapresa dal Consorzio.

Ciò fatto si fece un’ ordinazione di prova di 60 q in sacchi da 50 kg l’uno.

Mentre la farina veniva da Rovereto per Trento condotta al ponte delle Arche, il Consorzio firmava altrettanti buoni per 50 kg a fior. 4 per sacco, e questi si spedivano ai Delegati nel raggio del Distretto consorziale onde venissero distribuiti ai contadini bisognosi.

Questi buoni furono distribuiti in proporzione di popolo sulle basi del 40% a Banale, 32% a Lomaso e 28% a Bleggio, base che si continuò nelle posteriori distribuzioni.

La prima dispensa riuscì in pieno ordine, restando solo da ritirarsi alcuni sacchi dei buoni consegnati al Delegato consorziale di Stenico. Per dir vero, alla prima dispensa, i contadini erano titubanti sulla qualità della farina offerta per soli fior. 4, e ciò più che pel naturale riserbo del figlio della gleba per novità, pelle dicerie sparse a bella posta nel paese, che la farina fosse di pessima qualità. Ma i fatti valsero più delle parole. La farina venduta dal Consorzio raccolse il plauso universale, e si dichiarò che giammai in questa valle si mangiò polenta simile dal povero agricoltore.

Dopo un esito si brillante prese animo maggiore il Consorzio nell’opera iniziata, tanto più che anche gli stessi delegati oppositori si convinsero dell’ottima opera intrapresa.

La seconda distribuzione fu di 100 q, ossia 200 sacchi, e questa venne fatta in giorno di pubblico mercato. Il Consorzio scelse questo giorno perchè i contadini in tale giorno concorrono a fare le loro spese, e perciò si risparmiava viaggio opposito a coloro che avevano il buono, ed anche perchè tutti vedessero come il Consorzio agiva in quest’opera di pura carità, ed imparassero a sostenere questa istituzione agricola.

La dispensa avvenne ottimamente e con un risultato più splendido dell’anteriore, ed a ciò concorsero anche gli stessi invidiosi del pubblico bene. Questi avevano affissi qua e là dei libelli satirici a carico del Consorzio, e tra le frasi ridicole, piace notare questa “Il sussidio pei poveretti se lo mangiono i preti” e ciò forse perchè nelle prime cariche del Consorzio figurano Sacerdoti; ma il popolo appena li vide, li staccò indegnato, e pregava la commissione distributrice a non intimidirsi, ma a continuare nell’opera intrapresa. A coronar l’opera s’aggiunse anche il Finanziere, il quale per rapporto avuto venne al luogo della dispensa e chiese gentilmente come fosse questo affare. Offertogli il Decreto dell’eccelsa Giunta, restò pago.

In egual modo si fecero altre due dispense e cosi vennero distribuiti 300 q di farina gialla italiana in sacchi da 50 kg cadauno, e si poterono sussidiare 800 famiglie di contadini.

I vantaggi ottenuti al distretto con queste dispense non sono punto indifferenti, ma assai lusinghieri, per poco che si osservino i seguenti dati.

Nelle due prime dispense furono distribuiti 160 quintali che, comprese tutte le spese, costavano sul luogo fio. 1600. Il contadino spese soli fio. 8 il q e quindi si incassarono f. 1280, restando il rimanente sborsato dalla cassa dei sussidi con fio. 320, che furono i primi risparmiati dal bisognoso; inoltre essendo il prezzo delle farine in paese a fio. 12 il q, furono risparmiati altri fio. 320, cosicché ebbesi un vantaggio di fio. 640.

Nella terza spedizione la farina era già aumentata di soldi 50 il q ma per favore speciale del Sig. Costa, a motivo dello scopo filantropico, si limitò l’aumento a soli 25 soldi il q e la farina fu egualmente distribuita a fio. 8 il q ossia fio. 4 il sacco. In questa terza dispensa si provvidero 100 q, i quali vennero a costare, comprese le spese, fio. 1025; ne risultò pertanto un vantaggio al contadino di fio. 225; a questi aggiungendo l’aumento avvenuto in paese d’un fiorino il q. si ebbe un importo guadagnato di fio. 300 che aggiunto ai 225 forma altri fio. 525.

L’ultima dispensa fu di soli 40 q che costarono alla cassa fio. 440, essendo cresciuto il prezzo più dell’antecedente; ma aumentato il tasso di distribuzione di soldi 50 il sacco, si ebbe pel contadino un vantaggio di fio. 80, ma indiretto di fio. 130 così in tutto fio 210.

Con questa operazione, si arrecò quindi al paese un utile di fio. 1375, ossia doppio del denaro elargito.

Molto fu poi anche il vantaggio indiretto pella qualità superiore a qualunque altra. Dopo ciò l’asserire che il sussidio dell’Eccelsa Giunta consumato in questo rese un effetto triplicato sopra quello che avrebbe renduto distribuendo il danaro in contanti, non è iperbole o menzogna, ma la pura verità.

Il Consorzio dopo risultati si vantaggiosi non può a meno di far voti che l’azione di soccorso continui anche in avvenire, onde sovvenire alle miserie sempre crescenti di questi poveri contadini, e per parte sua farà di tutto onde ottenere dalle Superiori Autorità sussidi e conforto.

Ma in pari tempo non tralascierà di agire ancora in altro modo onde continui perenne l’azione di soccorso, sebbene con minori vantaggi, e ciò procurando di istillare nel contadino l’idea dei vantaggi nelle provviste cumulative dei generi di prima necessità.

Per appagare poi qualche desideroso eccone qui sotto il generale conteggio.

Le relazione viene approvata ed applaudita ad unanimità.

Il Presidente ricorda poscia, che il Consorzio fece conoscere all’eccelso i. r. Ministero le miserie dei poveri pelagrosi, e supplicò per aver un sussidio, affine di venir loro incontro con qualche sollievo, e sta in attesa di favorevole riscontro.

Preletto il consuntivo prò 88, vennero nominati a rivederlo i soci sigg. De Prez e Michelini Lodovico.

Per l’anno 89 la Delegazione esprime il desiderio che la sovvenzione per la esposizione di tori e torelli venga impiegata in altro modo, purché tendente allo stesso scopo.

Viene indi conchiuso di far provista di macchine irroratrici e di cederle poi ai soci che ne facessero dimanda ad un prezzo di favore, cioè collo sconto del 33%. Venne accordato un’aratrovoltaorecchio ai soci del Comune di Sclemo Banale, ed uno smelatore ai soci del Comune di S. Lorenzo. Furono stanziati fiorini 100 per la formazione di stipendi da accordarsi ad allievi casari che frequenteranno il corso di caseificio da tenersi a Vigo-Lomaso e per sostenere spese eventuali che il Consorzio avesse ad incontrare pel corso in parola.

A cassiere consorziale viene nominato il M. R. Sig. Don Luigi Bellotti.

Al punto, eventuali proposte, esposta dal Presidente in brevi, ma concisi termini, l’utilità che ne deriverebbe dall’istituzione di società cooperative per l’acquisto di scorte agrarie o per lo smercio cumulativo di prodotti agricoli, sorge una discussione animatissima, in seguito a che venne ad unanimità preso il conchiuso: Il Consorzio fa voti che per cura di persone intelligenti vengano prese le iniziative, affine in ogni comune si realizzino le vagheggiate società cooperative, per le quali il Consorzio non mancherà di occuparsene favorevolmente, e coi mezzi che avrà a disposizione.

Soggetto produttore:“Bollettino C.P.A.”, anno 1889, febbraio, pp. 43-47
Data:18890201
Pseudonimo:
Descrizione:L’articolo riporta il verbale dell’adunanza generale del Consorzio Agrario Distrettuale di Santa Croce e contiene il discorso del Presidente, ovvero lo stesso Guetti, relativo alle attività del consorzio nel 1888. Il verbale fu probabilmente inoltrato alla Redazione del Bollettino dallo stesso Guetti anche se è presumibile che, visto il ruolo ricoperto da Guetti all’interno del Consorzio, sia stato redatto dal segretario Daniele Speranza.