Che volete? La succede proprio così agli inesperti! Volendo provare una mia Mongolfiera di costruzione ultraperfezionata, mi prese l’ascesa così rapidamente, che in poche ore mi trasportò di botto sulla Luna. Era proprio il momento dell’ultimo plenilunio, e precisamente l’epoca la più propizia. La temperatura, sebbene superiore alla nostra, lasciava vivere e vedere; e vi son vissuto per 24 ore, e vidi delle bellissime cose, parte delle quali regalo ai lettori della Voce per uso di mezza Quaresima.

Gli esseri viventi dell’astro notturno sono poco su poco giù come quelli del nostro globo terraqueo. Uomini sonvi in carne ed ossa come noi, né più né meno, e quel ch’è meraviglioso, retti dalle medesime leggi umane come le nostre. Allora, direte voi, è tutto un mondo e niente di nuovo ci potrai dire…. Anzi, ripeto, molte e belle cose vi so dire.. Ma quello che più mi impressionò si fu l’andamento di uno di que’ tanti comuni, il quale può essere presentato a comune modello de’ nostri terraquei. Nei paesi lunatici l’azienda comunale è soggetta alla stessa legge ed autonomia quale hanno i nostri comuni trentini tutti, ma lassù trovai un comune eccezionale e che mi parea avere la preminenza. Udite. Quando si tratta di elezioni comunali, è inutile parlare di movimento elettorale. Non vi sono le solite brighe e le grosse camarille, niente di tutto questo. Mi dissero che già da 15 anni a questa parte il mestolo sta in mano di pochi membri e che se lo tengono tranquillamente senza paura ch’altri venga a levarglielo.

Pochi signorotti alla medio evo vi fanno quel tanto di movimento elettorale che basti alla legalità; ogni tentativo di opposizione è affatto inutile, perché la gran maggioranza de’ censiti sono servi umilissimi e più che devotissimi. Coloro che accidentalmente sono indipendenti, si trovano accasciati sotto il pondo inerte del “non mi curo” da formarne una delizia inimitabile. In conseguenza di tutto ciò anche l’amministrazione comunale va a gonfie vele. La stabilità de’ ministeri è sempre arra sicura di solidità negli affari. Quindi in quel comune modello sono limitatissime le addizionali comunali. Sarebbe una minchioneria l’introdurla, mentre si dovrebbe pagare in gran parte dagli stessi amministratori. Per pagare i pesi pubblici ci sono in vece altri modi più naturali e meno odiosi.

E come si fa? E’ presto detto. Si addossa il tutto ai beni stabili del comune. Ed è cosa la più ragionevole al mondo… della luna. Finché c’è roba del comune, vada quella; si penserà poi ad altri mezzi, quando saran esauriti questi; non è giusto toccare la privata cosa, finché sussiste la pubblica. I preventivi comunali quindi son presto fatti; ovvero si fanno bassissimi e se alla fin dell’anno l’uscita è di gran lunga superiore all’entrata, non v’è da spaventarsi. Si fa un imprestito passivo a spalle de’ beni comunali, è tutto è aggiustato senza toccare la borsa di alcuno. Dirà qualche minchione che così facendo si arriverà al punto di non aver più sostanza comune: e che perciò? Allora si farà di necessità virtù e si verrà all’odioso mezzo delle sovraimposte, e se i beni comunali diventeranno beni di chi ha denari per levarli a buon prezzo dall’incanto, è cosa più che naturale e da non perdere l’appetito per questo. Chi dorme non piglia pesce, è proverbio vecchio anche tra gli abitanti lunari.

L’affare de’ poveri è un affare sempre più serio pe’ comuni di questa terra, ma è cosa da poco pel nostro comune ultramondiale. Ecco come. Ivi si ritiene pel più fatale de pregiudizii quello di dover mantenere il nulla abiente a spalle della cassa comunale. Il grave precetto del Nazareno quodsuperest date pauperibus, in que’ paraggi non si vuole che sia lettera morta. Come puossi adempierlo se il Comune prendesse lui la cura dei poveri? Quindi si lascia alla privata carità il farlo e con ciò si facilita la via del Paradiso a molti; cioè a chi dà, come è facile capire, ed ai poveri, affamati per virtù eroica d’astinenza. Vi fu qualche illuso che tentò in proposito reclamare presso superiori autorità, ma ne fu nulla; primieramente perché quel comune è veramente autonomo; in secondo luogo perché il comune non è obbligato né da premi né da castighi a fare la carità. Decisamente non c’è prigione né inferno per un comune delinquente e molto meno pel nostro che ara perfettamente dritto.

-Ne’ comuni vicini a questo si volle introdurre del progresso con istituire pedonerie rurali sul piede di queste nostre. Anzi alcuni paeselli di quel comune stesso vollero provare simile istituzione. Ma che? La provvida rappresentanza del nostro comune modello si oppose, e felicemente ottenne il suo intento. Que’ paeselli ribelli furono chiamati solennemente all’ordine, ed ora sono serviti dal pedone comunale e non più dall’eraziale. E ciò con giustizia. In vero il gerente l’azienda comunale deve sapere come vanno le cose de’ suoi amministrati; e quindi deve essere a giorno di tutto quello che succede nel raggio di sua giurisdizione. Ha diritto di conoscere e sapere da dove ed a chi capitano corrispondenze, lettere, gruppi e denaro; ciò è facilissimo per mezzo del pedone comunale fidatissimo, impossibile invece col pedone eraziale. Dunque è un crimen laesaeautonomiae rompere simili diritti. E se la rappresentanza comunale, gelosa di questi diritti, fece alto reclamo e fu esaudita, fu trionfo di giustizia!..

Altri comuni circostanti al nostro archetipo troppo facilmente si mostravano fedelissimi sudditi ubbedendo alle costituite autorità. Il troppo stroppia. Di conseguenza il nostro solertissimo comune non è così facile in addattarsi a trattare gli affari comuni per mezzo di delegati comunali o distrettuali. Ciò è troppo lusso. Perché noi delegare un terzo a fare una cosa, se si può far da sé in persona? E’ un dare per dir d’avere, niente più niente meno e ….. Un colpo di vento sollevò improvvisamente il pallone, che spinto fuori dall’atmosfera lunare, di botto precipitò a terra, impedendomi di progredire nella raccolta di notizie preziose sopra questo comune. Ma rincresce assai per il bene che se ne potrebbe avere da tale esempio edificantissimo. Pazienza per ora, sto riparando il mio aerostato che sofferse non poco dalle raffiche del vento e nella precipitosa caduta; forse al nuovo plenilunio mi sarà dato tentare un altro viaggio lunare; allora prometto d’ultimare il quadro, sperando che l’esemplare non sia senza copia su questo mondo.

L’areonauta

Soggetto produttore:“La Voce Cattolica”, supplemento al n. 32
Data:22/03/1887
Pseudonimo:L’aeronauta
Descrizione:Articolo in cui immaginando di essere in un paese lunare viene denunciata la mancata partecipazione elettorale degli abitanti e la gestione comunale per quanto riguarda l’amministrazione del patrimonio pubblico, i sussidi ai poveri e la gestione della posta.