Giudicarie, 23 gennaio. – Ora che i lettori della Voce hanno sott’occhio l’ articolo del sig. *** innsbruchese (V. Num. di martedì) in confutazione di quello del sig. R. giudicariese, come estranei alla lotta giudichino imparzialmente a chi s’aspetti la ragione. Mi permettano solo alcune osservazioni, non già per rispondere al corrispondente innsbruchese, che è al di là della convinzione sulla giustizia giuntale in quest’affare, ma semplicemente affinché pronuncino con più sicurezza il verdetto di assoluzione o di condanna pel sig. R.

Anzitutto osservo che prima di scrivere la mia corrispondenza dei 23 p. m., come il mio solito, ho procurato di andare al fondo delle cose, tanto quanto lo potea uno che abita queste valli bagnate dal Sarca, le quali non sono certo quelle bagnate dall’Enno; e che conosceva pienamente il tenore della circolare della Ecc. Giunta provinciale spedita a questi comuni nel 1879; chè anzi il sig. R. la lesse in allora pubblicamente e pubblicamente inculcava d’osservarne la esclusione se non miglioravano le circostanze relative agli incendii in questo distretto, e queste circostanze infatti si migliorarono perché nissun fabbricato nuovo o rinnovato si coprì a paglia ma con tegole, sì che al presente ben quattro quinti dei caseggiati sono coperti in questa maniera; si introdussero miglioramenti riguardo alle pubbliche fontane e pel numero e per la grandezza; più rigoroso fu fatto il servizio degli spazzacamini; ed in quasi tutti i comuni si fece la visita ai fuochi annualmente, sebbene non venisse fatta con le frangie buone a poco….. Ma si aumentarono gl’incendii dopo quell’epoca! E questi incendii furono essi volontarii o causati dalla cattiva costruzione dei fabbricati o dalla negligenza degli abitanti? Se si ha la briga di passare i referati delle commissioni alla verifica dei danni degli incendii si troverà che quasi tutti i casi d’ incendio provennero da causa ignota, e, se di regola gli incendii si estesero a dimensioni allarmanti, non fu certo per negligenza nello spegnerli ma per impossibilità a domare il vorace elemento; ma vi vorrà ora l’impossibile per non incorrere la penalità dello sfratto? Qui non si procedette sempre con alacrità nello spegnere gli incendii, dice il  sig. ***. – Eppure gli esempii di bravura eroica nel salvare case e paesi qui sono molti e collaudati dalle pubbliche autorità con attestati di lode, e si considerò sempre come cosa disonorevole lo starsi inoperoso in simili casi e il sig. R. s’arricorda d’aver bollate pubblicamente alcune individualità a proposito d’incendii; e precisamente i pompieri di Bleggio che non accorsero all’incendio di Fiavè e a quello di Druedo; ma le eccezioni non fanno regola per sentenziare che non si procedette sempre con alacrità nello spegnere gl’ incendii.

Nella mia corrispondenza conveniva però sulla negligenza di tante Rappresentanze Comunali nelle provviste di attrezzi di estinzione e attribuiva parte di colpa in questa negligenza alle superiori autorità che non fecero stare a dovere i Capi Comuni e le Rappresentanze come si usa in tante altre bisogne; e tutti capiscono bene che è un errore il dichiarare colpa del popolo quella che sta in chi lo rappresenta, e perciò non esitava ad asserire che mi era grossa pillola da inghiottire quella di vedere castigati gli innocenti invece dei rei, ma il Sig. *** dice a questo proposito che ho ragionato extra rombum!!

Osservo in secondo luogo che tutto l’apparato di quel prospetto esteso ex officio non fa altro che ripetere quello che si sapeva, che cioè il Distretto di Stenico incassò un ½ milione di fiorini dall’Istituto d’assicurazione e che è l’unico giunto ad una cifra sì alta. Ma qui non bisogna mica confondere le cose per poter sentenziare giustamente. Nella Società privata d’ assicurazione non si assunse già il distretto di Stenico in corpo, ma sì i singoli censiti con un contratto speciale a uno ad uno; e perciò ogni socio figura da sé ed agisce per sé senza solidarietà con quelli del suo distretto. Se tutti i socii assicurati del distretto di Stenico portarono tale danno alla società, giustissima cosa, usiamo del § 9 degli Statuti, ed eliminiamoli dal grembo della stessa, ma è qui il caso? Il sig. *** che rimprovera al sig. R. di non essere andato al fondo delle cose, lo fece lui in proposito? Vedano i lettori nei seguenti tre punti quanto sono vere quelle parole: s’indannerebbe a partito il sig. R. se credesse che nel distretto di Stenico ci sieno paesi o luoghi che poco o tanto non siansi almeno una volta incendiati : I. nell’elenco dei paesi incendiati son messi dal sig. *** Cavaione, Comighello, Duvredo, Villa di Bleggio in cui si bruciò una sola casa e in due casi per fulmine restando il resto del paese immune per la bravura (inerzia?) degli accorsi. II. si trovano notati come incendiati Ballino e Larido i quali mai videro fuoco da secoli; III. nel distretto di Stenico esistono ancora illesi dal fuoco i seguenti luoghi : Ballino, Cillà, Cornelle, Favrio, Gallio, Glolo, Larido, Marazzone, Biè, Stumiaga, Tavodo, Curè senza contare le case o masi isolati, e questi luoghi formano la quinta parte della popolazione del distretto, la quale non è già di 9841 abitanti come vuole il sig. *** ma sì invece di 12,427 come osservo io che non vado al fondo delle cose.

Osservo il terzo luogo che se i lamenti che provengono dai paesi e dalle città sono forti per la colletta incendii sui fabbricati la quale va ognora crescendo, sono poi proprio per il ½ milione pagato ai poveri disgraziati giudicariesi o non anche forse per i f. 595 mila di spese d’amministrazione che supera il 10 % delle collette pagate? (V. prospetto esteso ex officio). Dulcis in fundo. Raccomando alla privata persona del distretto di Stenico che non vanta né lodi né posti a non sbagliare sì facilmente il N. di casa, perché non gli si possa dire anche in avvenire col poeta che “fa l’ obbligo suo secondo l’uso” con quel che segue; e se il fatto sta che i bravi pompieri di Stenico non sono troppo ben veduti, non potrebbe essere colpa del sor referendario? Ma se uno è veduto al di fuori come fra le sue stesse patrie mura, che cosa si può pretendere di più?

Riguardo alla parola patrio osservo d’averla presa per sinonimo di paterno, e volea dire che l’Istituto Provinciale d’assicurazione dovea nutrire viscere di padre non tanto per paesi colpevoli o meglio disgraziati pegli incendj, quanto per quelli che non lo furono mai, ritirando almeno in favore di quest’ultimi l’infausto decreto d’esclusione; credendomi in diritto di dubitare se sia padre chi scaccia i figli ubbidienti assieme ai discoli. Non voleva dare alla parola patrio altri significati che nel caso non sarebbero stati proprii.

A conclusione vorrei dire anch’io col Sig. *** di non entrare più in polemiche a questo proposito, ma invece prometto ai pazienti lettori della “Voce” di mandare ancora qualche corrispondenza giudicariese a questo ed altri propositi ove abbisognasse e se potrò; approfondandomi nelle cose per quanto lo può un miope, non già coll’intento di polemizzare o di aver lodi o posti, chè questo non è il mestiere all’uopo, ma sì perché la verità abbia il suo posto facendo così del bene al.. paese.

R.

Soggetto produttore:“La Voce Cattolica”, n. 11
Data:29/01/1885
Pseudonimo:R.
Descrizione:Articolo di don Guetti in risposta ad altro corrispondente riguardante la vertenza per l'esclusione dei paesi del distretto di Stenico, tranne Stenico stesso, dall'istituto provinciale di assicurazione contro gli incendi in seguito all'incendio scoppiato a Rango il 18 novembre 1884.